🎧 Leggi questo post ascoltando: Dean Lewis – How Do I Say Goodbye

Pausa – sin. Intervallo; un’interruzione temporanea, più o meno breve, di un’attività.

Da un po’ ho messo la mia vita in pausa. Non so bene quando ho iniziato.
Ormai saranno quasi tre anni.
L’80% della colpa la do al lavoro, un lavoro che odio, che non mi da più soddisfazione, che non mi stimola più, che mi porta sempre a dedicargli tempo ed energie che invece potrei dedicare a chi amo. Un lavoro che negli ultimi anni mi ha fatto desiderare ogni mattina di svegliarmi con qualche problema fisico che mi costringesse a stare a casa.
Il restante 20% di colpa la do a me stesso: un po’ perché gliel’ho permesso, un po’ perché avevo bisogno di mollare la presa da qualche parte, e non potendo sacrificare lo stipendio fisso, ho sacrificato pezzo dopo pezzo la mia voce interiore.

Nel dicembre 2021 poi mio padre è venuto a mancare, e lì è stato il punto di rottura più grosso, fuori e dentro me. Ricordo che durante il suo funerale ho pensato “è stato un anno di me**a e guarda pure come si è concluso“.
Riassunto migliore non potevo farlo…

Non so se la morte di mio padre si possa definire uno di quei momenti dove ti fermi a guardare dall’esterno l’andamento della tua vita, fatto sta che con l’inizio del nuovo anno l’enorme tasto pausa che avevo premuto su me stesso iniziava a pesare un po’ troppo. 

Non so se scrivere queste righe mi potrà aiutare, non so se qualcuno le leggerà mai, ma qualcosa dentro di me premeva per uscire, e così ho iniziato a metterle digitalmente nero su bianco.
Sarà forse un momento di autoanalisi, forse la voce interiore di cui sopra ormai stanca di essere repressa, chi può dirlo, ma da qualche parte dovevo iniziare, e così eccoci qua.
Di nuovo.
Forse.

The S Point